Riti della Settimana Santa

La processione riferita alla morte del Cristo, la cui origine campo­bassana risale al 1626, si snoda nelle vie del centro a partire dalle ore 17.00. La statua dell’Addolo­rata, che segue quella del Cristo morto, viene accompagnata da donne vestite di nero legate ad essa da nastri di raso nero. La processione è accompagnata da un coro composto da circa 700 cantori che canta il “Teco vorrei, Signore”, opera del maestro Mi­chele De Nigris. Il canto emozio­na tutti i cittadini con i suoi toni ritmati e sofferenti e il suggestivo controcanto maschile e femminile.

Giovedì santo

 

La Processione degli Apostoli nel giorno del Giovedì Santo fu istituita nel XV secolo da Nicola Zita, abate dei Frati Minori del convento di Santa Maria delle Grazie di Campobasso.
L’abate che si era gravemente ammalato, come ringraziamento per la salute riacquistata, dispose che nel giorno del Giovedì Santo, tredici vecchi, scelti fra i più poveri del paese, visitassero, vestiti da Apostoli, tutte le Chiese in cui era esposto alla solenne adorazione il Cristo Sacramentato.
La tradizione fu mantenuta viva per parecchi secoli grazie alla devozione dei familiari dell’abate e dei loro discendenti e, dagli inizi del Novecento, viene portata avanti dalla Confraternita Pia Unione di San Giovanni Battista, che ha sede a Campobasso presso i Frati Minori del convento di San Giovanni Battista.

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I tredici figuranti che danno vita alla Processione degli Apostoli appartengono alla Confraternita Pia Unione di San Giovanni Battista. I dodici che interpretano gli Apostoli sono estratti a sorte tra gli iscritti alla Confraternita il giorno della Domenica delle Palme, mentre il tredicesimo è scelto fra i membri del Consiglio Direttivo della Confraternita e interpreta Simone di Cirene, colui che fu costretto a portare la Croce di Cristo durante la salita al Calvario.


Nel pomeriggio del Giovedì Santo i tredici figuranti, indossando i caratteristici abiti orientali e i sandali ai piedi, partono dalla Chiesa di San Giovanni Battista procedendo l’uno dietro l’altro in silenzio, a passo lento, con la testa reclinata sul petto e gli occhi bassi. Apre la Processione, con una croce fra le mani, Simone di Cirene seguito nell’ordine da Giovanni, Pietro, Giacomo Maggiore, Giacomo Minore, Bartolomeo, Simone, Matteo, Andrea, Tommaso, Filippo, Taddeo e Giuda Iscariota. Giunti in Cattedrale, i tredici figuranti assistono alla Santa Messa nel corso della quale l’Arcivescovo lava i piedi dei dodici Apostoli.


Al termine della celebrazione eucaristica i tredici figuranti visitano tutte le chiese della città in cui è stato allestito l’altare della reposizione osservando un breve momento di raccoglimento e di preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento.

L’altare della reposizione

L’altare della reposizione è il luogo in cui viene riposta e conservata l’Eucaristia al termine della celebrazione eucaristica del Giovedì Santo. La reposizione dell’Eucaristia si compie per invitare i fedeli all’adorazione del Santissimo Sacramento nella notte tra Giovedì e Venerdì Santo, in ricordo sia dell’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia sia della veglia di preghiera di Gesù nel Getsemani. È tradizione che nelle chiese gli altari della reposizione vengano addobbati in modo solenne con composizioni floreali o altri simboli e rimangano allestiti fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando vengono dismessi per ricordare con austerità la morte in croce di Gesù. Nella tradizione e nel linguaggio popolare gli altari della reposizione vengono comunemente chiamati impropriamente “sepolcri”.

Processione del Venerdì Santo

L’avvenimento religioso di cui i campobassani si sentono più partecipi anche emotivamente è sicuramente la processione del Cristo morto e della Madonna Addolorata.
Il lungo e mesto corteo nel pomeriggio si muove dalla chiesa di santa Maria della Croce e si snoda dapprima nel centro storico e, successivamente, nella parte moderna della città soffermandosi davanti ai luoghi ove la sofferenza è maggiormente presente, come le carceri, quindi fa ritorno nella chiesa da dove era partita in un ambiente diventato altamente suggestivo grazie alle soffuse luci del centro antico.

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La processione, che fu istituita nel 1626 con un accordo tra le confraternite campobassane, ha oggi la sua particolare caratteristica nell’avere all’interno un coro di più di settecento persone il quale, durante il percorso, intona più volte lo struggente canto “Teco vorrei o Signore” composizione, di inizio ‘900, del maestro campobassano Michele De Nigris su versi di Pietro Metastasio.

 

INNO ALL’ADDOLORATA
Coro processionale del Venerdì Santo

 

Teco vorrei o Signore
oggi portar la croce
nella tua doglia atroce
io ti vorrei seguire
ma sono infermo e lasso
donami tu coraggio
acciò nel mesto viaggio
non m’abbia da smarrire,
acciò nel mesto viaggio
non m’abbia da smarrire.

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